Se esiste un soggetto idolatrato e sempre preso in considerazione nelle opere di pixel art si tratta dei Pokémon.
Ilfranchise giapponese nato dalla passione per l’entomologia di Satoshi Tajiri e dalla vivace matita di Ken Sugimori, più di qualunque strategico avversario ha saputo diffondersi a macchia d’olio in una sterminata varietà di ambiti, dal videoludico all’anime, dal TCG a ogni sorta di gadget.
Nonostante si tratti di un brand ancora vivo e in continua crescita, che conta ormai più di 800 creature, per la maggior parte delle persone il mondo Pokemon è quello della prima generazione, dei primi 151 e dei primi titoli della saga per Gameboy, Pokemon Rosso, Blu, Giallo.
Tra i più talentuosi visual artists ad aver scelto la pixel art come mezzo espressivo spicca sicuramente Paul Robertson.
Australiano, spirito libero, forse un po’ hippie e naif, si distingue per il tocco psichedelico che permea tutte le sue gif: colori da trip, occhi post-allucinogeni e fanfare che non hanno nulla da invidiare alla Parade di Paprika, di quell’altro genio un po’ alieno che è Satoshi Kon.
Ricorrenti sono dei personaggi nelle gif animate e nelle illustrazioni gigantesche di Robertson, spesso characters di videogiochi o cartoni animati molto pop in occidente, come nel caso di Adventure Time: Hey Ice King, Why’d You Steal Our Garbage?
Se avete visto anche solo un film dello Studio Ghibli, vi sarete accorti della religiosità con cui Miyazaki e collaboratori trattano il tema del pasto.
Il momento della consumazione a tavola è trattato con una delicatezza e una profondità devote, la preparazione delle portate è come una formula alchemica.
Frame tratto da La Città Incantata.
Il sugarello fritto deLa collina dei papaveri.
Allo stesso modo [Valenberg,](https://valenberg.tumblr.com/ "https://valenberg.tumblr.com/") un pixel artist ormai nell’olimpo degli “affermati”, tratta il cibo con un rapporto amore/dipendenza quasi perturbante.
Se vi dicessero che esistono almeno una ventina di originali Warhol che quasi nessuno ha mai visto, ci credereste? E se in aggiunta si scoprisse che si tratta di opere in pixel art?
Sembra incredibile che esista ancora qualcosa di sconosciuto di uno degli artisti più documentati e maggiormente acclamati dalla cultura di massa e dai media, eppure è tutto vero. Il data mining che ha permesso la scoperta di tutto ciò si deve al lavoro di squadra svolto dall’artista e programmatore Cory Arcangel e dall’Andy Warhol Museum.
Per i nati a cavallo degli anni ‘90 sarà difficile ricordarla, ma i fratelli maggiori la conosceranno bene: rilasciata nel 1998, la Game Boy Camera è una fotocamera monocromatica a 2 bitche racchiude un sensore da 128 × 112 pixel. Al momento della sua introduzione, era la fotocamera digitale più piccola del mondo.
Vintage di tendenza La sua produzione è cessata nel 2002, per scarsa richiesta, rendendola così un oggetto di culto oggi quasi introvabile.